Lo Spirituale nell'Arte

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Considerazioni ispirate al “Cavaliere Azzurro”1 di W. Kandinsky2 e Franz Marc3

La libertà creativa è la meta di ogni artista ed essere umano consapevole: “L'arte è indubbiamente al servizio di qualche cosa, non della vita reale. Essa è al servizio dello spirito, soprattutto oggi che lo spirito è ridotto alla funzione di ultima, quinta ruota del carro: verrà il momento che ci sarà bisogno anche di essa”.  - W. Kandinsky – Risposte al questionario della Gaceta de Arte4

Meta costante per l'uomo, in qualsiasi contesto storico e sociale, è la libertà di credere, pensare, agire e creare rispettando l'altrui libertà: l'arte ha spesso segnato il culmine di momenti di intensa spiritualità, come rimarcava Kandinsky: “al servizio dello spirito”.

Ad oggi, particolarmente nel campo dell'arte, questa motivazione di natura spirituale difficilmente è stata raggiunta in modo stabile: situazioni ideologiche e sociali hanno continuato a trasformare in esuli quegli artisti che, integri nel proprio punto di vista e motivati da anelito spirituale, non si vogliono conformare alle ideologie imperanti contrarie alla libertà spirituale.

Oggi, in apparenza, non vi sono più artisti asserviti, artisti di regime, ma è tuttavia subentrata un'interessante trasposizione: l'asservimento esiste e si cela dietro raffinate patine tenendo in cattività molti uomini e artisti e la loro libertà di credere e pensare, con sottili ed eleganti artifizi spesso presentati come nuove tendenze di pensiero, trend culturali innovativi!

Del resto questo fenomeno è anche troppo evidente e Kandinsky lo indica con chiarezza già nel 1912, nel suo saggio sulla comprensione dell'Arte (su “Der Sturm” 129, ottobre 1912): “Il mondo spirituale è dominato da due leggi antichissime ed eternamente giovani:

  1. Il timore del nuovo, l'odio contro ciò che non è mai stato sperimentato
  2. La fretta di applicare a questo nuovo, a questo non sperimentato, un'etichetta che ne uccida la vita.

Il maligno si rallegra, egli ride, poiché queste leggi sono i fiori più belli del suo fetido giardino”.

Il mondo dell'arte quindi può diventare "epifania" di schiavitù spirituale che si manifesta con ignoranza, qualunquismo, arroganza, disfattismo materialista e dipendenza pedissequa e opportunista da modelli comunemente accettati, l'alienazione, la sete d'approvazione.

E del resto questa costante aberrante, già nel IV secolo a.C., trovava la sua spiegazione con il celebre Mito della Caverna di Platone, nel settimo libro de La Repubblica.

Un esempio interessante di questa “difficoltà” nel rapporto con l'essenza spirituale dell'arte lo si trova, per citarne uno, nel catalogo per la mostra “Wassili Kandinsky tra Oriente e Occidente” (ed. Artificio – 1993), dove il critico J.E Bowlt scrive: “Certamente, l'opacità di un concetto come spirituale induce a facili speculazioni...” (sic – John Bowlt, pag 19)

Magari però il signor Bowlt non si è neppure degnato di guardare su un comune dizionario la definizione della parola spirito o spirituale, e magari gli è sfuggita l'etimologia del termine: l'opacità di cui egli parla non sta nella parola in questione, tanto meno nella chiarezza e coerenza con cui la tratta Kandinsky, ma in una difficoltà spesso diffusa, è cioè la volontà e coerenza di chiarire e definire i termini... e questo gioca uno scherzo interessante al Sig. Bowlt che, presumendo di sapere, guarda alla vita da una finestra come se la vita e le opere di Kandinsky non lo riguardassero in prima persona. Magari lo stile e il linguaggio di Kandinsky possono essere, e sono soggettivi, ma vi è una “oggettività” che non dovrebbe sfuggire a chi si occupa di spiegare o interpretare l'Arte: “l'Arte è al servizio dello spirito”!

A volte i critici si trovano purtroppo al disotto di un certo livello di percezione, con l'impiego di un linguaggio nebuloso faticano ad entrare in assonanza con il mondo estetico e spirituale dell'artista (gli esempi sono davvero numerosi; potremmo anche chiamare questo fenomeno “Ritardo culturale nei confronti dell'Arte”, e non solo....

Scriveva Delacroix: “La maggior parte degli scritti sull'arte viene da persone che non sono artisti: ecco il perché di tanti concetti sbagliati”.

E ancora Kandinsky ;

“Ideale critico d'arte non è quindi chi va alla ricerca di “errori”, “deviazioni”, “ignoranze”, “prestiti”, ma chi cerca di sentire in quale modo questo o quella forma agisca interiormente, per tentare poi di comunicare al pubblico, con vigore espressivo, la sua esperienza. Per giungere a questo il critico dovrebbe naturalmente possedere l'anima di un poeta, poiché il poeta deve sentire oggettivamente per poter materializzare soggettivamente la sua sensazione, e questo significa che il critico dovrebbe possedere una facoltà creativa....” (W. Kandinsky e F. Marc “Il Cavaliere Azzurro” ed. SE, 1998)

Sempre nel contesto dello spirituale nell'arte un altro esempio: Klaus Lankeit nelle sue note al “Cavaliere Azzurro” di Kandinsky e Marc scrive:

“Dalla Bauhaus5 ci divide una generazione, dal Blaue Reiter6 quasi un sessantennio. Noi non ci sentiamo più di condividere quel nobile e coraggioso ottimismo, che era fede nell'avvento di una nuova “era dello spirito” e nella missione degli artisti a strappare con le proprie opere, primi fra tutti gli uomini, l'umanità dall'abisso...”

Lankeit potrebbe anche aver perso la fede nella missione degli artisti e quindi non riesce a concepire che quanto sognato da Kandinsky e da molti altri artisti possa avverarsi. Qui purtroppo la concretezza e l'urgenza, ignorando il ruolo spirituale dell'arte, giocano al signor Lankeit un tiro mancino, un inganno temporale... la storia ci mostra che pure un altro sognatore, Pericle - V secolo a. C. - ha avuto un grande sogno che si è avverato dopo 2.500 anni!... uno dei tanti grandi sogni. Qualcuno direbbe “scherzi dello spirito”!... e avrebbe ragione.

La cultura abbonda di esempi simili a quelli citati, esempi che mettono in mostra un muro solido: pregiudizi, opinioni e interpretazioni che hanno trasformato l'universo artistico in un Labirinto arduo da penetrare, tanto più da capire...

Minotauri fatiscenti: i critici.

Apparentemente per comprendere l'arte è prima necessario passare attraverso un indottrinamento a base di “ismi” e “isti”, naufragare nell'interpretazione materialista della storia, fare un bagno nel pantano della psicanalisi, dopo di che l'arte diventa un soggetto inviso e confuso: un trattato di sessuologia economica sulle ragioni per cui un pittore muove il pennello a destra mentre un altro lo muove a sinistra o perché la musica romantica prelude agli esperimenti sui topi!

Si può arrivare al paradosso di descrivere l'artista come “Grimaldello strategico per azioni di Marketing e PR a buon mercato”!

Il peggio accade quando l'arte viene contaminata da tendenze o perversioni, come nel caso della psichiatria e della psicologia che spesso si sono prestate e si prestano quali strumenti di controllo e propaganda: il danno arrecato dagli epigoni di Wundt al mondo dell'arte è incalcolabile. L'arte, spesso per lo psicanalista moderno, è una palestra ed un'arena di psicopatici e nevrotici... egli è l'ispiratore, con i suoi “miti”, di tutta una cultura che pretende d'essere artistica e “moderna” facendo del teatro un happening inquietante di nevrosi...

In contrapposizione alla visione materialistica dell'arte ecco un altro brano di Kandinsly e Marc: “Si apre, anzi si é già aperta, una grande stagione: il risveglio spirituale, la tendenza a recuperare l'equilibrio perduto, la inevitabile necessità di seminagioni spirituali, lo schiudersi delle prime gemme.

Siamo sulla soglia di una delle più grandi epoche che l'umanità abbia mai vissuto, l'epoca della grande spiritualità. All'epoca in cui sembrava che la materialità fiorisse con la massima energia e avesse riportato la grande vittoria, in quel XIX secolo che da poco si é concluso, si formarono in modo quasi impercettibile i primi elementi nuovi dell'atmosfera spirituale che fornirà, e già fornisce, il necessario alimento alla fioritura dello spirito...” (W. Kandinsky e F, Marc “Il Cavaliere Azzurro”- ed. SE, 1998)

L'arte deve porsi nel futuro quale movimento creativo di nuove realtà.

La manieristica rivisitazione del passato, il tentativo di emulare e reinventare modelli d'altre epoche dimostra solo un'incapacità di proiettarsi liberamente verso nuovi universi, nuovi orizzonti. Lo spirito ha forse dei confini?

L'artista si trova spesso pressato dalla richiesta di modelli che non appartengono al suo universo spirituale, egli cerca di portare in vita il proprio universo estetico ma si ritrova contrastato da mode e realtà fatue che tentano costantemente di deviarlo, asservirlo e svilirlo. D'altra parte il suo linguaggio spesso non è recepito poiché non fa parte del lessico comunemente accettato (status quo!)... egli che cerca di operare in una zona creativa si ritrova contrastato da esigenze materialistiche e consumistiche e quando cede la sua forza spirituale avvizzisce.

L'arte per me è oggettivazione estetica del soggettivo spirituale.

Perciò il sogno dello spirituale nell'arte rappresenta una forma di disaccordo pratico e creativo: un'azione verso una direzione considerata impossibile.

Possibile e impossibile sono solo categorie di giudizio legate ad un accordo.

L'arte spezza vecchi accordi, creando nuove realtà: per lo spirito nulla è impossibile.

Concludo con una risuonante frase di Kandinsky:

“Il mondo suona. È un cosmo di esseri spiritualmente efficienti”.   (Pier Paderni - Magisterludi)


Note:

1 Cavaliere Azzurro” (Der Blaue Reiter) è un gruppo di artisti espressionisti  formatosi intorno a Vasilij V. Kandinskj e Franz Marc. Come movimento operò negli anni 1911 e 1912 e influenzò l'arte mitteleuropea con ripetute mostre e con la pubblicazione di un almanacco “Der Blaue Reiter Akmanach” che raccoglieva un grande numero di opere e scritti del gruppo, teorizzando la presenza dello spirito come elemento costitutivo e fondante del linguaggio artistico. L'Almanacco presenta a fianco dell'opera degli artisti del gruppo, dipinti di bambini, dipinti di popolazioni “primitive” e riproduzioni di dipinti e quadri orientali. L'Almanacco del 1911, ma pubblicato nel 1912, venne rieditato nel 1914. Il gruppo si sciolse a causa dello scoppio della I guerra mondiale.  “Der  Blaue Reiter” è anche il titolo di un famoso quadro dipinto nel 1903 da Kandisky (prima del passaggio all'astrattismo) che rappresenta visto dall'alto e in “campo lungo”, un cavaliere con un manto azzurro o bleu che su un cavallo bianco lanciato al galoppo, attraversa a perdifiato un prato. La luce di un sole basso illumina di ombre suggestive la corsa e fa brillare i colori.  Secondo l'autore il quadro rappresenta l'allontanarsi dal positivismo razionalista dal quale il cavaliere fugge verso, in direzione dello spirito.
2 Vasilij Vasil'evic Kandinsky (1866 Mosca 1944 Parigi). Espressionista, diverrà uno dei fondatori e massimi esponenti dell'astrattismo. Rivendica con forza contro la rappresentazione del reale il valore profondo, spirituale dell'operare artistico e dell'opera d'arte che considera una comunicazione interiore nella quale i colori  costituiscono la tastiera emotiva (il rapporto fra arte figurativa e musica è profondissimo).
3 Franz Marc (1880 Monaco di Baviera 1916 Verdun) uno dei massimi esponenti dell'espressionismo. Sarà compagno di Kandischy nell' esperienza del Der  Blaue Reiter. Il colore  permetterà a Marc di trasgredire la forma e comunicare la sua visione fantastica e spirituale dell'arte. I cavalli dipinti nei colori più strani (azzurro, giallo, rosso ) sono un suo soggetto ricorrente.
4 Gaceta de Arte (Gazzetta dell'Arte), rivista d'arte di un gruppo dell'vangurdia spagnola pubblicata dal  1932  al 1936, a Tenerife, Isole Canarie.
5 Staatliches Bauhaus (Bauhaus) scuola di architettura, arte e design tedesca. Opera dal 1919  prima a Weimar, poi a Dessau e infine Berlino fino al 1933, quando vien chiusa dal social nazionalismo. Il lavoro delle avanguardie e artisti che vi hanno insegnato o che l'hanno frequentata,  influenza tutt'ora l'arte moderna o postmoderna. La Bauhaus è stata al centro del dibattito fra tecnologia e arte o più in genere cultura e ha dato luogo a correnti indirizzi diversi.
6 cfr.: nota 1.


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